Il dubbio che l’INPS potrebbe ritoccare la pensione ai cittadini con debiti spaventa. Cerchiamo di capire quali sono i possibili pericoli.
Lavoratori e pensionati hanno interesse nel conoscere la relazione tra debiti INPS e l’erogazione della pensione. Il punto da chiarire è come l’eventuale debito possa influire sull’importo dell’assegno previdenziale in modo tale da essere preparati ad eventuali tagli.
I debiti INPS sorgono generalmente in seguito all’accumulo di ritardi nel versamento dei contributi previdenziali. Indipendentemente dal motivo del debito bisogna sapere che è possibile chiedere la rateizzazione della somma da corrispondere per dilazionare il pagamento nel tempo secondo le proprie disponibilità. Il contribuente può presentare una sola domanda inclusiva di tutti i debiti contributivi in fase amministrativa.
Il numero di rate massimo è 24 oppure 36 previa domanda dell’interessato qualora il ritardo nel pagamento che ha comportato poi il debito è dovuto a situazione particolari come crisi aziendale o procedure concorsuali. Pagare è la scelta migliore per evitare conseguenze. I debiti INPS, infatti, possono influenzare l’erogazione della pensione con azioni di recupero da parte dell’ente della previdenza sociale. Si sono diverse normative che regolano il rapporto debito/pensione.
I contributi previdenziali devono essere versati regolarmente per il diritto alla pensione. In caso di debiti contributivi, l’ente può adottare misure di recupero che tagliano l’importo della pensione erogata. Nei casi più gravi può scattare anche la sospensione temporanea dei versamenti previdenziali. Le erogazioni ricominceranno solo dopo aver regolarizzato la propria posizione debitoria. L’INPS, dunque, può procedere con il pignoramento della pensione oppure con la compensazione dei debiti con crediti pensionistici o con altre azioni esecutive.
Il diritto alla pensione rimarrà ma il debito potrebbe decurtare l’importo dell’assegno. La misura messa maggiormente in atto dall’INPS è il pignoramento della pensione nella parte eccedente il minimo vitale. Significa che l’ente della previdenza sociale può pignorare solo l’importo eccedente il trattamento minimo che nel 2024 è di 534,41 euro. In ogni caso, poi, la trattenuta non può superare un quinto dell’importo netto della pensione percepita dal debitore.
In altri casi l’INPS agisce con la compensazione dei crediti. Succede quando il lavoratore avrebbe diritto ad un rimborso. Lo riceverà decurtato o non lo riceverà affatto in base all’importo del debito. Infine, la sospensione del trattamento scatta se il debito è molto elevato e il debitore non si adopera per saldarlo. Ricordiamo, infine, che i debiti INPS vengono maggiorati con sanzioni e interessi di mora che ne aumenteranno ulteriormente l’importo.
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